L'oro dei Medici (Italian Edition) by Patrizia Debicke van Der Noot

L'oro dei Medici (Italian Edition) by Patrizia Debicke van Der Noot

autore:Patrizia Debicke van Der Noot [Noot, Patrizia Debicke van Der]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B01NCOB28Y
editore: TEA
pubblicato: 2017-01-19T00:00:00+00:00


Il rapimento

La rappresentazione era in ritardo, c'erano guardie che frugavano dappertutto.

Il gran principe Cosimo, l'erede del granducato, sembrava circondato da un vero esercito di sorveglianti.

Qualcosa era trapelato. I Medici avevano saputo. Un fitto cordone di guardie circondava il teatro, impedendo l'accesso a chicchessia.

L'assassino delle vipere era sulle spine, ma si rassicurò. Si illudevano di avere sventato il loro piano! Doveva solo attendere l'inizio dello spettacolo e uscire. Nessuno l'avrebbe fermato.

I granduchi e il cardinale sedettero per primi, alle otto. Dopo di loro principi, ambasciatori, la corte e gli altri presenti presero posto, affrettandosi.

Il teatro era affollato. Non c'erano abbastanza poltrone, sedie, panche, panchetti per tutti. Molti tra i membri di grado inferiore della corte e delle missioni straniere furono costretti a restare in piedi. Erano ammassati in fondo alla sala, addossati alle pareti, schiacciati nei palchetti.

Alle otto e un quarto si fece finalmente silenzio e il sipario si alzò sul prologo.

L'attore che interpretava Ovidio, il sommo poeta, entrò in scena e declamò l'exemplum...

L'assassino delle vipere si era tenuto discretamente indietro, defilato. Con la schiena stava appoggiato contro una delle porticine laterali sul fondo. Ritto al suo fianco, un giovanottone, che indossava la divisa granducale scarlatta di parata. Era là pronto, attento, di guardia. Il traditore si fece piccolo piccolo e, con la mano, tastò a cercare la maniglia alle sue spalle.

Quando la tenne, attese con pazienza che la musica si levasse alta, sonora.

Il coro di pastori e di ninfe intonò al dio Apollo la supplica a «liberarli dalla persecuzione dell'orrida belva»...

Il soldato, avvinto, rallentò la vigilanza. Allungò il collo incuriosito dai cantori, dalla scena, distogliendo lo sguardo dal pubblico.

Era il momento. L'assassino aveva via libera. Girò la maniglia. Aprì il battente, quel tanto per passare. Il sorvegliante non lo vide, non sentì. Scivolò via ratto, di traverso senza farsi notare, uscì nel corridoio che conduceva al ridotto e richiuse piano dietro di sé, ignorato.

In fondo stazionavano altre guardie, ma gli voltavano la schiena. Si diresse rapido dall'altra parte. Seguì il corridoio che conduceva al salone della principessa Maria che affacciava sulla loggia. Il suo appartamento era vuoto. Da oltre un mese, la principessa era a Mantova ospite della sorella. Lo superò e proseguì più tranquillamente.

Poco oltre la cappella, aprì la porticina del muro celata dalla tappezzeria. Anche quella serviva di accesso allo stretto corridoio segreto che collegava gli infiniti meandri del palazzo agli appartamenti granducali. Scivolò dentro. Aveva nascosto candele e acciarino subito dietro. Li afferrò. La scintilla brillò, avvicinò l'esca, la fiamma si accese.

Il tempo correva. Accelerò il passo. Mentre camminava, aprì la borsa di velluto che portava appesa alla cintura e tirò fuori il cappuccio nero di seta. Aveva due aperture all'altezza degli occhi. Prima di uscire, si soffermò, appoggiò il lume che portava con la sinistra e prese il tempo di infilarselo. Il dottore non doveva riconoscerlo.

Rifece lo stesso cammino. Quando aprì la porta del ripostiglio, rifugio dei falsi frati per tante ore, la rappresentazione della Dafne era alla fine della prima scena.

Il coro scioglieva ringraziamenti al dio del Sole che li aveva liberati dall'orrore della belva.



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